VENTO in bicicletta da VENezia a TOrino lungo il fiume Po

Pubblicato: 9 aprile 2013 in Amministrazione
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Parlando di sviluppo turistico dei nostri territori non si può non partire dal fiume Po, è l’attrazione più importante che abbiamo.

Leggete la descrizione sottostante del Progetto VENTO, un’occasione per noi da non perdere e sostenere con tutte le forze. Molti Comuni hanno già aderito, l’ente Parco del Po e dell’Orba pure, dobbiamo verificare se il nostro Comune ha già risposto in modo positivo altrimenti bisogna muoversi prima possibile.

Una pista ciclabile che scorre sugli argini del Po e collega Torino a Venezia, passando per Milano, grazie alla pista del Naviglio Pavese, la più lunga del Sud Europa.

Una maestosa dorsale di 679 chilometri, che realizzerebbe in Italia un’opera ciclabile simile alle piste europee più famose: la via del Danubio in Austria da Passau a Vienna  o quella dell’Elba, in Germania.

Piste ciclabili sicure, attrezzatissime, costantemente curate e abbellite, adatte alle famiglie come agli appassionati. Infrastrutture che portano alle economie locali dai 72 ai 91 milioni di euro l’anno, grazie alla presenza di oltre 155 mila turisti. È possibile sognare qualcosa di simile, in Italia?

POLITECNICO – A credere a questa idea, a detta stessa dei suoi creatori «visionaria», è il dipartimento di infrastrutture e progettazione del Politecnico di Milano, che ha presentato il progetto «VenTo»: una pista ciclabile elaborata in un anno di studi da tre giovani ricercatori Alessandro Giacomel, Diana Giudici e Luca Tomasini. Il direttore scientifico è Paolo Pileri, docente del Politecnico e il costo del progetto è stato sostenuto non solo dall’ateneo, ma anche da Blm Group e dalla Regione Lombardia con una borsa di studio.

Il sogno è che la pista sia realizzata in tempo per Expo 2015. «Il progetto è pronto e la ciclabile costerebbe solo 80 milioni di euro. Un impegno di spesa più che sostenibile, se diviso fra tutte le Regioni, Province e amministrazioni interessate», ha detto Pileri. «A questo punto manca un impegno concreto. È una questione politica e noi chiediamo ai politici di impegnarsi».

IL TRACCIATO

Sulla cartina elaborata dai ricercatori, si parte dal Lido di Venezia e dopo due tratti di traghetto si arriva a Chioggia, poi al Polesine e si raggiunge il canale di Burana. Da lì si prosegue sul Po fino all’altezza di Pavia, dove si devia sulla ciclabile del Naviglio Pavese e con questa si arriva a Milano, dove le vie d’acqua di Expo (sperando siano realizzate per tempo) consentirebbero una visita ai padiglioni dell’esposizione universale. Poi il tracciato prevede che si ritorni sul Po e si prosegua in terra piemontese, fino a Torino. Tra i Comuni toccati, Pavia, Cremona, Ferrara, Piacenza, Chivasso, Casale Monferrato. E poi centri minori come Guastalla, Bondeno, Revere, Frassineto Po, Sermide, e altri ancora.

«Lungo il tracciato si scoprono località che hanno una miriade di potenzialità. Si vede un paesaggio agricolo straordinario e un immenso patrimonio rurale che potrebbe essere valorizzato anche per la ricettività. E poi le ville venete, le centinaia di piccole chiese distribuite lungo l’argine e molto altro», sottolinea Giacomel.

Lungo il tracciato ci sono trecento tra alberghi, locande e bed & breakfast (escludendo Milano, Venezia e Torino) e 14 mila aziende agricole. Un punto di forza è anche la vicinanza alle stazioni ferroviarie: ce ne sono a decine e sono distanti al massimo otto chilometri dalle piste.

Un’infrastruttura a bassa velocità che produrrebbe un giro d’affari annuo stimabile in due volte l’investimento iniziale.

Un’infrastruttura che diverrebbe il volano per un turismo pulito, bello, ecologico e motore per tante economie diffuse…. vere green economy.

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PISTA CHE GIÀ ESISTE

In sella alle loro biciclette, usando una videocamera, i ricercatori hanno percorso l’intero tracciato. E hanno scoperto che per 102 chilometri, ovvero il 15 per cento del totale, la ciclabile già esiste e ha adeguati standard di sicurezza.

Altri 284 chilometri diventerebbero ciclabili con un cambio delle regole d’uso di argini, strade vicinali, sentieri o strade ormai non più utilizzate e per altri 148 chilometri basterebbero piccoli interventi di manutenzione o riadattamento.

Solo per 145 chilometri, che a oggi non sono pedalabili ci vorrebbe un investimento cospicuo. Ma grazie al fatto che, in larga parte, questa pista già esiste, il costo finale dell’opera sarebbe contenuto: circa 80 milioni di euro, circa 118 euro al metro.

«Tante ciclabili del nord Europa sono cominciate da tratti già esistenti, ad esempio quella sulla Drava, lunga 350 chilometri e che collega Brunico a Maribor, in Slovenia», precisa Pileri.

Tra i problemi maggiori da affrontare, l’attraversamento dei ponti sul Po e sui suoi affluenti, che sono 44. Per farlo basterebbe costruire mensole a sbalzo, simili a quelle che sono state costruite per la pista ciclabile sul ponte di Piacenza. Un altra questione è quella degli sbarramenti: lungo il percorso s’incontrano 102 sbarramenti e recinzioni che spesso non permettono di chiudere l’anello della ciclabile. Ma anche in questo caso basterebbe una semplificazione dei regolamenti d’uso sugli argini o sulle strade vicinali.

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