Padania o Tanaria?

Pubblicato: 23 aprile 2014 in Personale
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Tempo fà Vincenzo Zappalà aveva pubblicato un articolo semi-serio che suggeriva di cambiare il nome al Po e di dargliene uno nuovo: Tanapo. Seguendo il Tanaro si ottenevano più o meno gli stessi chilometri complessivi del massimo fiume d’Italia e in aggiunta, si attraversavano molti dei vigneti più celebri del nostro Paese, un fiume legato al vino, insomma.

Nel seguito sono riportate le conclusioni di Vincenzo Zappalà dopo quella provocazione iniziale.

Geografia antica

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Fino a circa 100 000 anni fa non ci sarebbero stati problemi a considerare il Tanaro il fiume più lungo d’Italia. Esso nasceva (come nasce tuttora) dal Monte Marguareis, al confine con l’attuale Francia, e, giunto nei pressi di Bra, continuava verso nord, ricevendo a Carmagnola le acque di un piccolo affluente di sinistra che proveniva dal Monviso, oggi chiamato Po. Poi il Tanaro continuava passando per la futura Torino e si gettava nel mare Adriatico dopo circa 750 km.

Geografia moderna

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Intorno a 80 000 anni fa, le colline delle Langhe si sollevarono sensibilmente permettendo all’antico fiume che scorreva tra Bra e Asti, a livello inferiore, di erodere il più elevato pianoro di Poirino su cui scorreva il Tanaro. Alla fine, quest’ultimo si riversò nella valle più profonda e cambiò il suo percorso, costeggiando le colline del vino delle Langhe, del Roero, del Monferrato e del Tortonese. A seguito di questa trasformazione geologica l’alveo asciutto del vecchio Tanaro venne occupato dal piccolo Po che si ricongiunse al suo antico “padrone” nei pressi di Bassignana, in provincia di Alessandria.

Ovviamente, a causa degli affluenti che provenivano dalle Alpi, il Po raggiunse il Tanaro con una maggiore portata d’acqua e viene oggi considerato il dominatore della pianura che ha davanti.

A questo punto sono cominciati i nuovi studi geografici e storici di Zappalà. La sorgente del Tanaro, che gli dava una lunghezza di 276 km, è stata recentemente portata più a monte, utilizzando il torrente Negrone, e oggi possiamo stabilire una lunghezza complessiva, da sorgente a confluenza, di almeno 285 km. D’altra parte, invece, la lunghezza del Po, da Bassignana fino alla sorgente risulta essere di “solo” 230 km. Basta fare un semplice calcolo e si conclude GEOGRAFICAMENTE che

Po (da solo) = 652 km

Po + Tanaro + Negrone = 707 km

Fino a questo punto sarebbe scientificamente esatto cambiare il nome del Po in Po-Tanaro-Negrone o, almeno, in Po-Tanaro, così come fatto normalmente per altri grandi fiumi terrestri, quali il Mississippi-Missouri, il Nilo-Kagera, il Rio delle Amazzoni-Apumirac, e via dicendo. Però si può andare oltre.

Storia

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Spulciando qua e là Zappalà ha trovato un testo storico in cui si legge che il nome originario del Po erano in realtà due nomi: Bodincus e Padus. Il primo, di origine LIGURE, si riferiva al corso superiore, mentre il secondo, di origine celtica, si riferiva al corso inferiore. Da Padus deriva appunto la Pianura Padana.

A questo punto sorge ovvia una domanda: “Perché il corso superiore del Po aveva un nome ligure, quando il tracciato era completamente in territorio celtico?”. La risposta sembra altrettanto ovvia: “Il Bodincus non si riferiva al fiume che nasceva dal Monviso, ma a quello che attraversava e nasceva nel territorio dei liguri, ossia l’attuale Tanaro”.

La conclusione è allora ancora più ovvia: “Se il tratto superiore dell’attuale Po era già riconosciuto essere il Tanaro fin da secoli prima di Cristo, perché non si dovrebbe considerare Tanaro anche il tratto successivo alla confluenza di Bassignana? “ In realtà i chilometri complessivi danno ragione a questa soluzione ed essa non è in conflitto con la storia: Padus altri non era che il tratto inferiore del Bodincus, ossia del Tanaro.

Spiegazioni del controsenso storico-geografico

Perché, allora, il Po è diventato il primo fiume d’Italia nella geografia, nella storia e in molte altre cose? Non è difficile rispondere. Ha avuto essenzialmente due grandi “fortune”. La prima è dovuta all’errore dei romani, conquistatori di quelle terre, che vedevano nel Monviso e nella sua aguzza cima il monte più alte delle Alpi. Era ovvio quindi far nascere il fiume più importante dal monte più importante. D’altra parte non avevano strumenti di misura molto precisi e nemmeno satelliti artificiali e GPS. La seconda è legata a Torino, capitale del Regno Sabaudo, prima, e di quello Italiano, poi. Era fondamentale che il fiume più importante passasse proprio per quella città!

Oggi, in occasione dei 150 anni dell’Italia, forse dovremmo ridare a Cesare quel che è di Cesare, o -meglio- al Tanaro quello che è del Tanaro.

Sarà impossibile far diventare Pianura Tanària l’attuale Pianura Padana. Tuttavia, la faccenda ricorda molto quella dell’ex pianeta Plutone. Gli americani hanno cercato fino all’ultimo di mantenerlo tra i pianeti, ben sapendo che il suo ruolo fisico era di grado “inferiore”. Per distruggere le ultime resistenze abbiamo dovuto aspettare che si scoprisse un altro oggetto dalle sue parti che lo superasse in dimensioni. Sapendo che presto i corpi celesti oltre Nettuno, maggiori di Plutone, sarebbero diventati probabilmente decine vi è stato finalmente il declassamento a “pianeta nano”.

Lo stesso capiterà anche per il Po? No, non capiterà, per varie ragioni. Tuttavia, sembra doveroso dare al “fiume del vino” l’onore che la geografia e la storia gli hanno concesso fino a un passato non poi tanto lontano, geologicamente parlando.

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